scusate, mi son permesso di correggere alcuni errori di ortografia e sintassi dovuti alla fretta di scrivere
ps: nico, le foto sono in arrivo
grazie a tutti, son contento che vi sia piaciuto
KOLHAPUR - ARPORA GOA
Non è ancora l'alba ma ho già fatto colazione nel piccolo e modesto ma pulitissimo alberghetto di Kolhapur, una piccola cittatidina del XIX secolo nel centro della quale c'è un bel palazzo abbandonato appartenuto al maràja Shivati.
ieri notte prima di coricarmi, ho fatto 2 passi nel quartiere vecchio scoprendo un piccolo tempio dedicato ad Anuman, il dio che ho scelto come se fosse il mio Padre Pio (in india potete farlo) già 10 anni fa.
Betta, che è il mio guro culturale per ciò che riguarda l'induismo e le sue divinità che sono millemila, mi svelò che potevo scegliarmi un dio protettore e mi fece vedere un libro dove venivano spiegate le varie caratteristiche e gesta di questi dei indu e, tra
i moltissimi personaggi pittoreschi con 5 braccia o la testa da elefante, oppure con mezzo corpo da pinna gialla e il resto da capretto che non mi ispiravano per niente, trovai Anuman, un fiero guerriero scimmia che sfidò i demoni per conto di Rama al quale avevano rapito la bellissima moglie e portata a Shri Lanka che vuol dire appunto, L'isola dei demoni.
azz...ganzo pensai, così da quel giorno diventò il mio dio e ogni volta che vedo qualcosa dedicato a lui, mi fermo e faccio una piccola offerta.
son sikurissimo che è stato Lui a scacciare i cagniacci che si stavano pappando il Rovagnati morto.
" oh grandissimo Anuman, io mi inginokkio a Te, concedimi qualche gniocca in più e n'artra ventina di anni in moto e ti comprerò un baobab altissimo con milliaglia di liane".
sta sorgendo il sole, è l'orario giusto per partire, se tutto andrà per il verso giusto, stasera sarò ad Arpora nel mio ashram.
apro il rubinetto della benzina, dal sottile tubicino trasparente,vedo la benzina scendere verso il carburatore e tiro la levetta dell'aria.
controllo che la lancetta sia posizionata al centro del voltometro e giro la leva alzavalvole mentre col piede destro spingo la pedivella dell'accensione fino a trovare il punto morto, poi la faccio risalire di un mezzo giro e....
Trompfff....gniente
rieseguo la lunga operazione
Trompfff.....gniente
risetto il tutto nuovamente
Trompffff....gniente
chiudo l'aria
Trompfff....gniente
alcune gocce di sudore mi scendono dalla fronte fino alla punta del naso cadendo sul serbatoio...azz mi ero appena fatto la doccia... ste kazzo di moto angloindiane sembrano aver proprio preso il peggio dei 2 paesi...merda che caldo!!
rifaccio per l'ennesima volta la procedura stanno attentissimo a tutti i particolari.
trompfff......GNIENTE
adesso sul serbatoio si spiaccicano mille gocce del mio sangue ormai avvelenato dal nervoso.
la strada su cui mi trovo non è asfaltata, spingere sulla terra sarebbe un massacro.
faccio quello che so perfettamente che non dovrei fare: mi alzo dalla sella e con tutta la mia forza spingo sulla pedivella d'accensione.....
con la punta del piede sbatto contro una pietra e il rinculo del corsa lunga mi fa vibrare la rotula, i menischi e tutto ciò che di doloroso ci sta intorno.
nonostante tenti orgogliosamente di trattenermi perchè come al solito in india se sei straniero c'è sempre mezza folla che ti guarda, un latrato di dolore mi esce sibilando dalle labbra socchiuse e le mascelle serrate dalla sofferenza.
fan culo ANUMAN, iniziamo male.
facendo finta di nulla, rieseguo l'operazione nonostante non abbia più forza nella gamba dolorante
TROOOOOOOOOOOOOMPTTT........TROOOOOOOOOOOOOOOOMPTTTTT.......TROOOOOOOOOOOOOMPTTT
finalmente il motore della Enfield si mette in moto.
a volte anche gli dei indiani bisogna mandarli a cagare.
il dolore al ditone del piede destro mi accompagnerà per tutta la giornata e dato che è proprio il piede del cambio, la cosa mi da parecchio fastidio, in special modo in scalata dove devo usare la punta del piede, meno male che ormai il feeling con la moto è totale.
adesso posso permettermi di scalare senza la frizione, conosco l'erogazione del vecchio motore inglese come se l'avessi progettato io e cambio rapporto esattamente al momento giusto, pare persino che abbia il cambio ravvicinato come le formula 1, non sforzo più inutilmente il corsa lunga Enfield ma lo sfrutto al meglio e tutto ciò che trovavo inefficiente (praticamente tutto) adesso l'ho tarato esattamente alle caratteristiche della moto.
certo, i freni non si sono migliorati da soli, lo stesso dicasi per la ciclistica e le gomme, ma sono io che sono migliorato nel guidarla e compio manovre che avrei ritenuto impensabili fino a qualche giorno fa.
quando gli indiani mi vedono arrivare da lontano e a certe velocità, si siedono belli comodi ai bordi della strada per vedere come mi spiaccicherò al curvone in fondo al rettilineo.
son sicuro che certi baracchini han fatto soldi con me, Mirande a vagonate nelle chicanes e il tutto esaurito sulle tribune.
ormai mi si è chiusa la vena anche quì, con un po di vergogna confesso di aver ceduto a più di un ingarellamento con qualche smanettone indiano (ce ne sono pure da queste parti) e, a parte i primi due giorni dove tra la guida a sinistra,la scarsa conoscenza del mezzo, il cambio e i freni posizionati in maniera opposta alle nostre moto mi portavano a guidare con una certa cautela, nei giorni a seguire non ce n'era più per nessuno e se i loro mezzi erano più veloci, non facevo altro che aspettare le curve e swraaaaaaam, i miei pneumatici quadrati raggiungevano un limite mai visto prima a queste latitudini.
25 cv alla ruota non sono uno scherzo, basta un po di brecciolino e finisci nel gange, mika pizza e fichi, quelli ci mettono un c...o a tirare su una pira e darti fuoco.
una volta ho raggiunto i cento all'ora.
giuro.
gli indiani hanno regole ben precise nel guidare che non si imparano certo nelle nostre scuola guida, ma una volta capite,
si va sul l'olio.
ad esempio, non bisogna pensare che dietro una curva non ci saranno mai 2 camion in pieno sorpasso, invece mi è capitato più di una volta di assistere a sorpassi interminabili con i clakson pigiati tra pulman e camion che seminavano terrore sulla strade fottendosene delle curve, dei ponti o delle strettoie.
tutto è possibile e l'impossibile lo pensi solo perchè non l'hai ancora visto, ma c'è.
dopo un primo tratto abbastanza noioso e molto trafficato di camion e corriere stracolme di gente, finalmente lascio la strada principale per seguire un percorso alternativo che mi hanno suggerito perchè più suggestivo e con molto meno traffico.
dopo un po mi rendo però conto che le indicazioni sono scarse e scritte in indi, una scrittura tra l'arabo e il russo, cosicchè mi faccio la rotta seguendo i numeri che indicano i km dalle città che poi ricavo consultando la cartina che porto con me.
verso le 13,30 dopo soli 3 pit stop per bere e stare qualche minuto sotto un albero, decido di fermarmi in un ristorantino con una bella veranda sulla strada, ho percorso quasi 180 km in cinque ore.
mi trovo nel pieno dell'india rurale, forse la vera india, quella che ancora ognuno di noi si immagina, l'india dai mille colori pastello, dagli odori intensi di spezie, dalle donne nei loro sari luccicanti, degli elefanti e dai loro padroni con grossi turbanti.
se nelle grandi città è raro imbattersi a cerimoniali e usanze arcaiche, nell'india rurale, quella più povera, è ancora possibile imbattersi in santoni erranti, in pifferai, in persone che per poche rupie si trafiggono le carni o mangiano spadoni roventi.
oggi non ho visto una minkia di tutto ciò, ma ho mangiato da dio! il fried rise vegetale era squisito e la macedonia che mi hanno fatto su richiesta penso sia stata la migliore che abbia mai mangiato fino ad oggi, del conto poi non ne parliamo neppure, ad occhio e croce mi costa di più la briosce e il cappucino che prendo tutte le mattine sotto casa.
guardo l'ora, le 14,35, mi mancano ancora almeno 3/4 ore di strada, prima di partire mi fermo a fare il pieno, la benzina
rispetto all'anno scorso è salita parecchio, adesso costa sui 70 centesimi di euro(aazzooo).
ci sono parecchie mandrie di bufale sulla strada e devo fare molta attenzione ma il percorso seppure mal ridotto è bellissimo, ai lati della strada da una parte ho un fiume e dall'altra un'immensa foresta verdissima.
con il passare dei kilometri il paesaggio si fa sempre più familiare, segno che sto avvicinandomi alla costa, lascio il Maharastra ed entro nella regione di Goa, ormai è quasi il tramonto; ho le gambe e le braccia indolenzite, mi faccio forza pensando di essere quasi arrivato.
improvvisamente, mentre sto procedendo lungo un rettilineo, a qualche centinaio di metri davanti, vedo un uomo attraversare la strada e poi stramazzare a terra senza un motivo apparente.
decelerando, mi avvicino fino a fermarmi ad un paio di metri dal corpo del uomo.
scendo dalla moto e mi avvicino, si tratta di un vecchio di circa una settantina di anni dai capelli e barba bianchi, è raggomitolato su se stesso ed è percosso da spasmi improvvisi, dalla bocca esce una bava giallognola schiumosa.
accanto a lui 2 sacchetti di plastica trasparente contenenti in una, dei pescetti e nell'altra, della farina.
intorno a me nessuno.
non so che fare, mi rendo conto che il poveretto è quasi sicuramente in preda ad una crisi epilettica, ma non ho il coraggio di mettergli le mani in bocca senza dei guanti, in india la tubercolosi è diffusissima.
riesco a trascinarlo sul ciglio della strada mentre vedo sopraggiungere una corriera che si ferma accanto alla moto che nel frattempo era rimasta in mezzo alla carreggiata.
spiego alla gente che mi si avvicina cosa è successo e qualcuno provvede a portare delle cipolle che vengono spezzate e messe sotto il naso del povero vecchio che dopo qualche istante, sembra vagamente riprendersi.
prendo i 2 sacchetti e glieli porto vicino sussurrandogli " now it's ok, your food it's here", ma il vecchio non mi risponde, i suoi occhi sono velati, sembra perso nel suo destino miserabile, un senso di enorme disagio e impotenza mi pervade mentre alzandomi saluto i soccorritori e mi rimetto in sella cercando inutilmente di fuggire il più lontano possibile dai tristi pensieri che quella scena ha impresso nella mia mente.
superata una collina, vedo finalmente il mare all'orizzonte e ripenso a tutta la strada che ho fatto in questi 6 giorni di viaggio, alla fatica, al caldo e alla sete che ho patito, ma tutto adesso mi sembra lontano e sbiadito, la vicinanza alla meta mi fa dimenticare la fatica e lo stress
degli ultimi 2 giorni di viaggio.
il mare è sempre più vicino, lo scorgo a tratti tra la boscaglia, il sole prossimo al tramonto lo colora di un argento scintillante, decido di fermarmi su un'altura a picco sul oceano per godermi lo spettacolo del tramonto.
scendo dalla moto e mi siedo appoggiato ad una grossa palma curvata dal vento dei monsoni, il sole è una sfera rossa e il gracchiare dei corvi annuncia la fine del giorno mentre una brezza tiepida mi accarezza il volto.
mi accendo una marlboro e penso a tutte le cose che ho fatto, ai momenti tristi ed ai momenti felici ma sopra tutto penso come mai mi è stato concesso così tanto nonostante durante la mia esistenza abbia sempre spinto al massimo sull'acceleratore della vita, eppure non ho mai preteso tanta grazia e il vedere parecchi amici meno fortunati andarsene per molto, molto meno di quello che ho fatto io, non fa che convincermi di quanto possano essere complesse le combinazioni che regolano la nostra esistenza; è come se ci trovassimo in un labirinto dove la lunghezza del cammino della nostra vita dipende esclusivamente dalle strade che inconsapevolmente crediamo di scegliere.
in realtà, quelle strade senza saperlo fino ad un determinato punto le abbiamo già percorse e, di vita in vita, continueremo a percorrerle per piccoli tratti finchè troveremo con l'esperienza inconsapevole, l'uscita dal labirinto della vita terrena, il destino non esiste, negherebbe la ragione stessa della vita.
grazie india.
