Hamsik non si muove da Napoli
Inviato: 15/09/2008, 21:50
NAPOLI, 15 settembre - Il piatto è servito: come all’Olimpico, come un anno fa, come soprattutto Marek Hamsik sa fare. Cinque milioni e mezzo di euro moltiplicati per sei, un tesoro scovato da Pierpaolo Marino tra le pieghe del calcio italiano e strappato all’Inter, poi conservato nonostante le mega-offerte di Chelsea e Juventus: il Re Mida ha i capelli a spazzola, gli occhialini da intelletuale, una testa grossa così ed un talento che ormai ha abbattuto ogni frontiera.
IL FENOMENO - Si scrive Hamsik, si legge Piccolo Fenomeno: mediano, mezzala, in nazionale persino regista, facendo tutto con naturalezza, esprimendo l’intelligenza con autorevolezza. La danza che Hamsik improvvisa all’1-1 che vale il pari con la Fiorentina sa di senso compiuto della vita, sa di appagamento assoluto d’un ragazzo (un uomo) che ha scoperto e riscoperto il piacere della proprie capacità: prima la Roma, poi la Viola e alle spalle, una dietro l’altra, sempre e soprattutto le grandi. Settembre 2007, dodici mesi: doppio passo, palla trascinata dal sinistro al destro, poi interno quasi a scucchiaiare la Sampdoria. Mica un caso. All’Olimpico, diagonale da venticinque metri, per inquietare (già allora) la Roma. E ancora: mazzata choc contro la Lazio, al minuto 94, e fu 2- 2. E poi: colpo di testa in corsa, 1-0 al Palermo, sul finire d’una gara ripresa per quel ciuffo ribelle: «Così la finite di dire che ho un taglio strano. Avete visto a cosa è servito?».
«RESTO A NAPOLI» - La standing-ovation che accoglie Marek Hamsik alla sostituzione è l’ennesima dimostrazione d’affetto d’una città alla quale lo slovacco ha dichiarato eterno amore, al di là della firma sul contratto con scadenza 2013: «Io qui sto bene, da qui non mi muovo. Il Napoli ha grandi progetti ed io li ho sposati. Voglio la Champions con questa maglia, voglio vincere con questa maglia». Hamsik 2, resto d’Italia 0.
IL FENOMENO - Si scrive Hamsik, si legge Piccolo Fenomeno: mediano, mezzala, in nazionale persino regista, facendo tutto con naturalezza, esprimendo l’intelligenza con autorevolezza. La danza che Hamsik improvvisa all’1-1 che vale il pari con la Fiorentina sa di senso compiuto della vita, sa di appagamento assoluto d’un ragazzo (un uomo) che ha scoperto e riscoperto il piacere della proprie capacità: prima la Roma, poi la Viola e alle spalle, una dietro l’altra, sempre e soprattutto le grandi. Settembre 2007, dodici mesi: doppio passo, palla trascinata dal sinistro al destro, poi interno quasi a scucchiaiare la Sampdoria. Mica un caso. All’Olimpico, diagonale da venticinque metri, per inquietare (già allora) la Roma. E ancora: mazzata choc contro la Lazio, al minuto 94, e fu 2- 2. E poi: colpo di testa in corsa, 1-0 al Palermo, sul finire d’una gara ripresa per quel ciuffo ribelle: «Così la finite di dire che ho un taglio strano. Avete visto a cosa è servito?».
«RESTO A NAPOLI» - La standing-ovation che accoglie Marek Hamsik alla sostituzione è l’ennesima dimostrazione d’affetto d’una città alla quale lo slovacco ha dichiarato eterno amore, al di là della firma sul contratto con scadenza 2013: «Io qui sto bene, da qui non mi muovo. Il Napoli ha grandi progetti ed io li ho sposati. Voglio la Champions con questa maglia, voglio vincere con questa maglia». Hamsik 2, resto d’Italia 0.