Ecco la storia di ammiocuggino Jean Sapeur.

Prima di mio padre, mio nonno e ancor prima il mio bisnonno, erano tutti stati dei Grand ovvero erano andati a Parigi e ritornati in Congo guadagnandosi così l'onorificenza di Grand, ovvero di aristocratico di eleganza suprema.
La mia famiglia, è originaria della Costa D'Avorio ma vivevamo a Brazzaville in Congo. Fin da bambino, accompagnavo mio padre che faceva il sapeur, a matrimoni, feste, funerali e a tutti quegli avvenimenti che richiedevano la presenza di un sapeur.
Mio padre, come mio nonno e ancor prima di lui mio bisnonno, dormivano tutta la mattina poi, verso mezzogiorno, si facevano portare la colazione in camera e incominciavano la vestizione.
A Bakongo, un quartiere popolare e polveroso di Brazzaville, faceva sempre un caldo torrido e la gente girava con l'ombrello aperto vestita per lo più con calzoncini, ciabatte e maglietta.
Ma i sapeur mai, verso le quattro e mezza, uscivano in abito grigio, cravatta, cappello, camicia sempre di un bianco immacolato e persino guanti neri e bastone da passeggio per andare a presenziare una qualche cerimonia.
Da noi, se uno non si può permettere di pagare un sapeur, vuol dire che non sta messo bene e allora la gente fa i sacrifici per affittarne uno.
Quando mio padre Wemba usciva di casa, la gente nel caldo soffocante applaudiva e gridava "Sei perfetto, sei un vero Grand"
Essere un sapeur è molto più che vestirsi elegantemente, è una filosofia di vita e bisogna essere ammessi alla "Sociètè d'ambianceurs et personne èlègantes" di Khinshasa.
Tutti i ministri e i personaggi più importanti dell' Africa hanno imparato a vestirsi da mio nonno Bastiàn o da papà Wemba.
Anch'io a Brazzaville ero un sapeur, poi per diventare un Grand sono andato a Parigi dove ho vissuto gl'ultimi 5 anni prima di venire a vivere a Milano per lavorare con Vanna Marchi.