Dedicato ad un amico, un vero centauro!
Moderatori: MrNico, AntonioValenti, Arkuri, Coordinatori
Dedicato ad un amico, un vero centauro!
Konstantino, lo ha guardato con simpatia. Un sorriso gli è dipinto sulle sue labbra ed ha guardato un altra volta la vignetta fatta da Tomasso sul paccheto delle sigarette. Un disegno fatto in fretta, ma con le linee forti e chiare, sul pachetto delle Marlboro....
“Ma, Ancora degli angeli disegni?”
Tomasso ha buttato la testa indietro ed ha iniziato a ridere con quelle risate che facevano sempre le teste girare. Troppo forte per essere infantile, pero con quella forza e pulizia nella voce, che solo il sorriso di un ragazzo puo avere. Ha guardato Konstantino. “Vuol sapere un segreto? Non è un angelo, questo è Icaro” gli ha detto in bassa voce...
La mente è subito andata anni indietro. Al primo Icaro che aveva disegnato, in quel pezzo di carta datto dal professore alla quarta elementare. Gli aveva chiesto di scrivere il “perche Icaro ha fatto quella assurda azione” e Tomasso ha scritto sotto, solo due parole. “Si soffocava”. Di sotto, aveva disegnato l’Icaro, con le mani aperte, le ali di cera e gli occhi al sole. Da quel tempo gli è fissato quel disegno. Lo faceva su tovaglioli di carta, pacchetti di sigarette... Come quello degli “Marlboro” che Konstantinos stava adesso guardanto con molta attenzione. Gli anni sono passati, ma il disegno è rimasto come il suo sorriso... Infantile.
“Lasci stare Icaro ora, ed andiamo a vedere che tipo di rottame hai comprato”, ha detto Tomasso, cercando di nascondere la sua anzia.
Era a due passi da li. Parchegiata al ombra degli alberi, lontano dalle macchine che passavano. Nascosta dagli occhi strani della citta. Questi erano da un po di tempo illegali. Non potevi circolare con uno come questo in piena giornata. Tomasso ha girato al angolo e lo ha visto. Ha morso le labbra... Si è avvicinato lentamente, toccato teneramente la grande sella, accarezzandola dolcemente, come fanno con I cavalli. Si è avvicinato di piu ed ha visto il suo respiro, disegnare una piccola nuvola sul brillante verde scuro colore del serbatoio. I cromi facevano il motore a quattro cilindri, sembrare come gli specchi che fanno moltiplicare gli idoli, fino a che resti a guardare perso, cercando di trovare inizio e fine. Si e girato subito a Konstantino. “Dove l’hai trovato questo?” Era incuriosito anche se stesso, con il dolore nella sua voce. “Lasci stare dove l’ho trovato” ha detto Konstantino con la voce emozionata, “Lo sto ristrutturando da mesi”.
Con le mani tremanti, Tomasso ha tolto il pacchetto delle “Marlboro” con l’Icaro su ed ha acceso una con propria fame. “Dammi le chiavi” ha detto con anzia e Konstantino gli ha passati a lui. Sono saliti su e Tomasso ha acceso il motore. Il mostro ha ruggito in un modo che farebbe Wagner bruciare le Valkyrie. Quante ce ne saranno ancora come questa? In queste condizioni? Se è mai possibile.... Se non era cosi perso nel’esperienza che stava vivendo, sarebbe anche geloso. “Troppo bella....” ha detto sotto voce. Non voleva partire ancora. Voleva prima godere quello che stava guardando. L'ha toccata con la mano, accarezzato teneramente il lato sinistro. Le sue dita stavano ballando sulle lettere sculturate. 750 GT, anno 1973. La MV Agusta GT... Da piccolo la voleva, la desiderava ma non ha potuto mai comprarla. Ed ora, il suo amico d’infanzia, sparito dalla sua vita da anni, come fanno quasi tutti, si è fatto vedere di nuovo dal mezzo del nulla... Con questa.
Ha messo la prima marcia dolcemente, l’ha lasciata partire, voleva dire qualcosa a Konstantino, ma la sua voce non usciva. Konstantino lo ha capito. Lo ha colpito teneramente sulla schiena e gli detto sotto voce...”Andiamo amico. Vediamo dove ci porta oggi...”
Quando guidi per tanti anni, I tuoi pensieri stanno seguendo la strada con la puntualita di un diabete geometrico. Questa volta sembrava che la strada stava seguendo I suoi pensieri. Un sentimento sopranaturale, come se lui pensava la strada e lei si stava aprendo, uscendo dal sogno e prendendo aspetto di fronte ai suoi occhi. Come questa grande dritta. Ha rallentato, messo la prima marcia ed l’ha lasciata rollare dolcemente. La stava trattando molto gentilmente fino a quel momento ma “è ora, non puo aspettare piu, è ora...” ha pensato. Ha aspettato anni ed anni per questo.
La gomma ha “scritto” una S sul asfalto ed ha sentito il suo stomaco teso come una pietra, quando I giri del quattro cilindri stavano salendo fino al “rosso”. Ha tirato un respiro profondo, come I boxers tirano indietro preparando il prossimo pugno e l’ha lasciata uscire dai polmoni violenta, perfettamente sincronizzata con il piede che stava cambiando all seconda marcia. “VAI”, ha urlato Konstantino, “Dai di piu, non aver paura”. Seconda, istantaneo bilanciamento del acceleratore, terza, al rosso del contagiri, la sua voce non poteva piu uscire da dentro, lacrime stavano uscendo dai suoi occhi, un desiderio che stava aspettando dentro una grotta della sua mente, come un mostro tutti quelli anni, TUTTI QUELLI ANNI, quarta, al rosso, ha iniziato ad urlare, non potendo piu tenere quel urlo dentro, ha sentito le sue gambe tremare, centimetri dal motore mostruoso ed ha girato l’acceleratore fino alla fine! Ed in quel momento, lo ha visto....
Era fermo al lato della strada, al inizio molto lontano, proprio un puntino. Pian piano si è chiarita l’immagine dello sbirro ed il suo sorriso ghiacciato, quello dei sbirri. “Ma le loro divise, sono nere?” ha pensato in un istante Tomasso. Non conosceva neanche la sua moto. Con tutti quelli elettronici e “piloti automatici” come diceva, non aveva piu la voglia. Andavi forte, ma era se come eri seduto al autobus della scuola elementare, con la musica e l’aria condizionata. La GT ha ruggito, come se voleva ricordargli che era li. A guardato un altra volta lo sbirro vestito in nero che stava salendo sulla sua moto ed ha girato l’acceleratore violentemente!
Stava andando bene il bastardo e lo stava avvicinando. “No amico, non ti faro questo piacere” ha sussurato e Tomasso, ha visto la stretta svolta che stava avvicinando.
“Lo sai questo” ha urlato contro il vento e premendo il freno posteriore lasciando pochissimo l’acceleratore, ha sentino la ruota posteriore perdersi per qualche secondo. Ha “buttato” la MV che stava tremando, al centro della svolta, girando l’acceleratore fino alla fine con contro sterzo. E poi, come un alba improvisa, si è aperta di fronte a lui la strada dritta...
La mano gli stava facendo male, dalla violenza che ha datto all’acceleratore. Doveva aver guadagnato qualche metro nella svolta. Doveva. Konstantino ha urlato qualcosa ma non lo ascoltava. Ha visto la strada infinita ed ha sentito le sue mani congelare, un freddo che si stava diffondendo nelle braccia, stringendolo come una lenzuola. Poi, come se il tempo si è spezzato, non vedeva piu un’icona continua ma un film di carrè che diventava sempre piu lenta. La strada si stava spezzando in pezzi, l’ago della velocita fissata proprio alla fine, in lenti pezzi di immagini che passano di fronte ai suoi occhi. Ha guardato al cielo, con la mano sempre al acceleratore ed è stato accecato. Tutto era diventato una cosa nella sua mente, il ruggito della 750, gli occhi di Konstantino, il suo respiro sul serbatoio, le sue mani gellide... E quando ha guardato su, di fronte ad un sole brillante, ha visto Icaro bruciarsi.
Giovanna ha guardato la porta che tra poco aveva chiuso il dottore vestito in griggio. Gli è sembrato come una macchia nel' insoportabile bianchezza del ospedale. Le parole dette millioni di volte. “Era molto vecchio... Non ha sofferto... I farmaci che gli abbiamo datto... Per un po sembrava di ritornare... Ma alla fine.... Sa, il suo cuore....”
“Mamma, nonno Tomasso è qui?”. La voce del piccolo ha fermato I suoi pensieri. Ha preso in mano la foto che il piccolo la stava indicando. Solo lei stava andando a vederlo ormai... Ma come si è trovata qui questa foto? E perche non l’avrebbe mai vista prima?
Era suo padre, quando era giovane, senza dubbio questo, con un amico. La foto doveva essere bruciata da luce, perche il viso del amico brillava cosi tanto, che non potevi vedere I suoi caratteristici. I loro due, abbraciatti di fronte ad una motocicletta, che non la ricordava assolutamente nulla! Si ricordava che Tomasso diceva sempre che un giorno comprerebbe una, ma non ce l’ha fatto mai. Solo con moto degli altri girava qualche volta. Tutta la vita le moto degli altri. Le trattava come le sue figlie, percio che tutti avevano fiducia a lui.
E questo? Non era possibile... Aveva smesso di fumare tanti anni fa. Ma queste sigarette non si fanno piu, o no... Non sapeva... ha accarezzato con le dita, l’angelo disegnato al indietro del pacchetto. "L'Icaro" ha detto sotto voce....
Konstantino era il mio migliore amico. Questo testo è scritto 2 anni fa, dopo la perdita di Konstantino un giorno come oggi...
Spero che vi e' piaciuto. Buona giornata a tutti ragazzi.
Dimitris.
“Ma, Ancora degli angeli disegni?”
Tomasso ha buttato la testa indietro ed ha iniziato a ridere con quelle risate che facevano sempre le teste girare. Troppo forte per essere infantile, pero con quella forza e pulizia nella voce, che solo il sorriso di un ragazzo puo avere. Ha guardato Konstantino. “Vuol sapere un segreto? Non è un angelo, questo è Icaro” gli ha detto in bassa voce...
La mente è subito andata anni indietro. Al primo Icaro che aveva disegnato, in quel pezzo di carta datto dal professore alla quarta elementare. Gli aveva chiesto di scrivere il “perche Icaro ha fatto quella assurda azione” e Tomasso ha scritto sotto, solo due parole. “Si soffocava”. Di sotto, aveva disegnato l’Icaro, con le mani aperte, le ali di cera e gli occhi al sole. Da quel tempo gli è fissato quel disegno. Lo faceva su tovaglioli di carta, pacchetti di sigarette... Come quello degli “Marlboro” che Konstantinos stava adesso guardanto con molta attenzione. Gli anni sono passati, ma il disegno è rimasto come il suo sorriso... Infantile.
“Lasci stare Icaro ora, ed andiamo a vedere che tipo di rottame hai comprato”, ha detto Tomasso, cercando di nascondere la sua anzia.
Era a due passi da li. Parchegiata al ombra degli alberi, lontano dalle macchine che passavano. Nascosta dagli occhi strani della citta. Questi erano da un po di tempo illegali. Non potevi circolare con uno come questo in piena giornata. Tomasso ha girato al angolo e lo ha visto. Ha morso le labbra... Si è avvicinato lentamente, toccato teneramente la grande sella, accarezzandola dolcemente, come fanno con I cavalli. Si è avvicinato di piu ed ha visto il suo respiro, disegnare una piccola nuvola sul brillante verde scuro colore del serbatoio. I cromi facevano il motore a quattro cilindri, sembrare come gli specchi che fanno moltiplicare gli idoli, fino a che resti a guardare perso, cercando di trovare inizio e fine. Si e girato subito a Konstantino. “Dove l’hai trovato questo?” Era incuriosito anche se stesso, con il dolore nella sua voce. “Lasci stare dove l’ho trovato” ha detto Konstantino con la voce emozionata, “Lo sto ristrutturando da mesi”.
Con le mani tremanti, Tomasso ha tolto il pacchetto delle “Marlboro” con l’Icaro su ed ha acceso una con propria fame. “Dammi le chiavi” ha detto con anzia e Konstantino gli ha passati a lui. Sono saliti su e Tomasso ha acceso il motore. Il mostro ha ruggito in un modo che farebbe Wagner bruciare le Valkyrie. Quante ce ne saranno ancora come questa? In queste condizioni? Se è mai possibile.... Se non era cosi perso nel’esperienza che stava vivendo, sarebbe anche geloso. “Troppo bella....” ha detto sotto voce. Non voleva partire ancora. Voleva prima godere quello che stava guardando. L'ha toccata con la mano, accarezzato teneramente il lato sinistro. Le sue dita stavano ballando sulle lettere sculturate. 750 GT, anno 1973. La MV Agusta GT... Da piccolo la voleva, la desiderava ma non ha potuto mai comprarla. Ed ora, il suo amico d’infanzia, sparito dalla sua vita da anni, come fanno quasi tutti, si è fatto vedere di nuovo dal mezzo del nulla... Con questa.
Ha messo la prima marcia dolcemente, l’ha lasciata partire, voleva dire qualcosa a Konstantino, ma la sua voce non usciva. Konstantino lo ha capito. Lo ha colpito teneramente sulla schiena e gli detto sotto voce...”Andiamo amico. Vediamo dove ci porta oggi...”
Quando guidi per tanti anni, I tuoi pensieri stanno seguendo la strada con la puntualita di un diabete geometrico. Questa volta sembrava che la strada stava seguendo I suoi pensieri. Un sentimento sopranaturale, come se lui pensava la strada e lei si stava aprendo, uscendo dal sogno e prendendo aspetto di fronte ai suoi occhi. Come questa grande dritta. Ha rallentato, messo la prima marcia ed l’ha lasciata rollare dolcemente. La stava trattando molto gentilmente fino a quel momento ma “è ora, non puo aspettare piu, è ora...” ha pensato. Ha aspettato anni ed anni per questo.
La gomma ha “scritto” una S sul asfalto ed ha sentito il suo stomaco teso come una pietra, quando I giri del quattro cilindri stavano salendo fino al “rosso”. Ha tirato un respiro profondo, come I boxers tirano indietro preparando il prossimo pugno e l’ha lasciata uscire dai polmoni violenta, perfettamente sincronizzata con il piede che stava cambiando all seconda marcia. “VAI”, ha urlato Konstantino, “Dai di piu, non aver paura”. Seconda, istantaneo bilanciamento del acceleratore, terza, al rosso del contagiri, la sua voce non poteva piu uscire da dentro, lacrime stavano uscendo dai suoi occhi, un desiderio che stava aspettando dentro una grotta della sua mente, come un mostro tutti quelli anni, TUTTI QUELLI ANNI, quarta, al rosso, ha iniziato ad urlare, non potendo piu tenere quel urlo dentro, ha sentito le sue gambe tremare, centimetri dal motore mostruoso ed ha girato l’acceleratore fino alla fine! Ed in quel momento, lo ha visto....
Era fermo al lato della strada, al inizio molto lontano, proprio un puntino. Pian piano si è chiarita l’immagine dello sbirro ed il suo sorriso ghiacciato, quello dei sbirri. “Ma le loro divise, sono nere?” ha pensato in un istante Tomasso. Non conosceva neanche la sua moto. Con tutti quelli elettronici e “piloti automatici” come diceva, non aveva piu la voglia. Andavi forte, ma era se come eri seduto al autobus della scuola elementare, con la musica e l’aria condizionata. La GT ha ruggito, come se voleva ricordargli che era li. A guardato un altra volta lo sbirro vestito in nero che stava salendo sulla sua moto ed ha girato l’acceleratore violentemente!
Stava andando bene il bastardo e lo stava avvicinando. “No amico, non ti faro questo piacere” ha sussurato e Tomasso, ha visto la stretta svolta che stava avvicinando.
“Lo sai questo” ha urlato contro il vento e premendo il freno posteriore lasciando pochissimo l’acceleratore, ha sentino la ruota posteriore perdersi per qualche secondo. Ha “buttato” la MV che stava tremando, al centro della svolta, girando l’acceleratore fino alla fine con contro sterzo. E poi, come un alba improvisa, si è aperta di fronte a lui la strada dritta...
La mano gli stava facendo male, dalla violenza che ha datto all’acceleratore. Doveva aver guadagnato qualche metro nella svolta. Doveva. Konstantino ha urlato qualcosa ma non lo ascoltava. Ha visto la strada infinita ed ha sentito le sue mani congelare, un freddo che si stava diffondendo nelle braccia, stringendolo come una lenzuola. Poi, come se il tempo si è spezzato, non vedeva piu un’icona continua ma un film di carrè che diventava sempre piu lenta. La strada si stava spezzando in pezzi, l’ago della velocita fissata proprio alla fine, in lenti pezzi di immagini che passano di fronte ai suoi occhi. Ha guardato al cielo, con la mano sempre al acceleratore ed è stato accecato. Tutto era diventato una cosa nella sua mente, il ruggito della 750, gli occhi di Konstantino, il suo respiro sul serbatoio, le sue mani gellide... E quando ha guardato su, di fronte ad un sole brillante, ha visto Icaro bruciarsi.
Giovanna ha guardato la porta che tra poco aveva chiuso il dottore vestito in griggio. Gli è sembrato come una macchia nel' insoportabile bianchezza del ospedale. Le parole dette millioni di volte. “Era molto vecchio... Non ha sofferto... I farmaci che gli abbiamo datto... Per un po sembrava di ritornare... Ma alla fine.... Sa, il suo cuore....”
“Mamma, nonno Tomasso è qui?”. La voce del piccolo ha fermato I suoi pensieri. Ha preso in mano la foto che il piccolo la stava indicando. Solo lei stava andando a vederlo ormai... Ma come si è trovata qui questa foto? E perche non l’avrebbe mai vista prima?
Era suo padre, quando era giovane, senza dubbio questo, con un amico. La foto doveva essere bruciata da luce, perche il viso del amico brillava cosi tanto, che non potevi vedere I suoi caratteristici. I loro due, abbraciatti di fronte ad una motocicletta, che non la ricordava assolutamente nulla! Si ricordava che Tomasso diceva sempre che un giorno comprerebbe una, ma non ce l’ha fatto mai. Solo con moto degli altri girava qualche volta. Tutta la vita le moto degli altri. Le trattava come le sue figlie, percio che tutti avevano fiducia a lui.
E questo? Non era possibile... Aveva smesso di fumare tanti anni fa. Ma queste sigarette non si fanno piu, o no... Non sapeva... ha accarezzato con le dita, l’angelo disegnato al indietro del pacchetto. "L'Icaro" ha detto sotto voce....
Konstantino era il mio migliore amico. Questo testo è scritto 2 anni fa, dopo la perdita di Konstantino un giorno come oggi...
Spero che vi e' piaciuto. Buona giornata a tutti ragazzi.
Dimitris.
Orecchio al suono, occhio alla prossima curva, cuore nella mano destra...
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