Mastrogiacomo libero
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Ma quindi se un giornalista che va a rischiare la vita viene considerato un bullo alla ricerca di fama e gloria, come faremmo noi ad essere informati di cio' che accade in questi e purtroppo non solo questi posti? Cioe' non e' che magari ste persone lo possano fare anche perche' credono profondamente in quello che fanno? ....a me sinceramente questo dubbio mi sfiora.....
Il fatto poi di supplicare aiuto quando ti mettono un fucile alla tempia o minacciano di sgozzarti credo che sia una reazione umana e comprensibilissima.....
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c...o ma perchè vanno solo in afganistan o in altri posti che sono alla ribalta e non vanno in africa dove ci sono un casino di guerre????? perchè di quelle guerre non gliene frega un c...o a nessuno????? se cominciassero a parlare a andare a fare reportage anche in quei posti magari la gente sarebbe maggiormente sensibilizzata su guerre tra poveri e non su guerre per petrolio o interessi economici di lacune nazioni!!!!!!!
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- Cris
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Puo' essere anche vero , ma non credo sia una scelta che dipenda dall'inviato......chobing ha scritto:c...o ma perchè vanno solo in afganistan o in altri posti che sono alla ribalta e non vanno in africa dove ci sono un casino di guerre????? perchè di quelle guerre non gliene frega un c...o a nessuno????? se cominciassero a parlare a andare a fare reportage anche in quei posti magari la gente sarebbe maggiormente sensibilizzata su guerre tra poveri e non su guerre per petrolio o interessi economici di lacune nazioni!!!!!!!
...credo che ci siano giornalisti che ci vanno chob...che ci crepano anche....ma in luoghi dove l'interesse mediatico è = 0....sui quotidiani di interesse nazionale ci vengono a scassare la minchia con le scopate di veline zoccole..e fotografie compromettenti di vippe teste di c...o...la ggente legge quello..vuole quello...chobing ha scritto:c...o ma perchè vanno solo in afganistan o in altri posti che sono alla ribalta e non vanno in africa dove ci sono un casino di guerre????? perchè di quelle guerre non gliene frega un c...o a nessuno????? se cominciassero a parlare a andare a fare reportage anche in quei posti magari la gente sarebbe maggiormente sensibilizzata su guerre tra poveri e non su guerre per petrolio o interessi economici di lacune nazioni!!!!!!!
..i giornalisti ci vanno e ci crepano...sono pagati bene(non tutti credo) e sanno di rischiare...ma certe cose secondo me non si fanno solo per i soldi....DA REPORTITINERANTE...sito sul giornalismo
580 giornalisti morti in quindici anni durante lo svolgimento del proprio lavoro
Cinquecentottanta giornalisti morti in quindici anni in tutto il mondo, durante lo svolgimento del proprio lavoro, o in seguito alle loro inchieste, ai quali vanno aggiunti almeno altri duecento decessi sospetti.
Il preoccupante dato emerge dalle statistiche, in costante aggiornamento, del CPJ (Committee to protect Journalist), riferite al periodo che va dal Gennaio 1992 all'Agosto 2006, dalle quali è possibile ricavare importanti segnali circa i rischi che si corrono nello svolgere questa professione.
Come è facile intuire non tutte le mansioni del giornalista sono ugualmente rischiose. Quasi una vittima su tre era un inviato di guerra, una su quattro si occupava di politica, mentre una su cinque aveva svolto inchieste sulla corruzione. Significativo anche che una vittima su dieci ci occupasse principalmente del rispetto dei diritti umani.
Il medium più attaccato è di gran lunga la carta stampata, per cui lavoravano più della metà dei caduti, soprattutto reporter, ma anche, seppure in misura inferiore, editori e opinionisti. Seguono in questa triste classifica la televisione e la radio. Solo al quarto posto internet, complice una storia ancora breve, per cui lavoravano l'uno percento dei giornalisti.
Nella quasi totalità dei casi le vittime sono professionisti locali, un dato spesso ignorato vista l'eco mediatica suscitata dagli inviati morti in missioni all'estero; e nove su dieci sono uomini, sintomo di un panorama informativo internazionale che vede l'uomo in una posizione largamente maggioritaria.
In ben sette casi su dieci i giornalisti vengono deliberatamente assassinati. I committenti dell'omicidio sono soprattutto gruppi politici, organi governativi e gruppi criminali che ricorrono in un caso su quattro al rapimento preventivo.
Ma il dettaglio più interessante dell'intera ricerca è dove avvengono queste morti, un dato che fotografa in maniera eccellente la differente libertà concessa alla stampa nei vari paesi del mondo. Scontato il primo posto dell'Iraq con ben 78 decessi, che nel periodo 1992-2006 ha vissuto due guerre, una delle quali è ancora in corso; seguono l'Algeria con sessanta decessi, devastata da una sanguinosa guerra civile, e la Russia (42). Proprio la Russia è recentemente finita sotto i riflettori per l'assassino della celebre giornalista Anna Politkovskaja, solo l'ultima vittima tra i reporter che hanno indagato sulla corruzione dilagante della classe politica russa. Al quarto posto si trova la Colombia con 37 decessi, spesso collegati a inchieste sul cartello di produttori e trafficanti di stupefacenti, tradizionalmente molto forte nel paese Sudamericano. Tra gli altri stati che meritano una citazione vi sono le Filippine (29), l'India (22) e la Bosnia (19).
Dei cinquecentottanta giornalisti morti, solo sette sono italiani, sei dei quali inviati all?estero, come Ilaria Alpi in Somalia, Maria Grazia Cutuli in Afghanistan ed Enzo Baldoni in Iraq.
Ultimo e preoccupante dato è quello riguardante le conseguenze per gli assassini. Giustizia piena è stata fatta solo nel 7 percento dei casi; in più di otto casi su dieci vi è infatti la totale impunità del reato. E' la beffa finale che si aggiunge al danno.
PERCHE' MI DEVO MORDERE SEMPRE LA LINGUA?....NAAAA
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esatto marj quoto in pieno il tuo intervento ,hai capito proprio quello che volevo dire.......questi poveri giornalisti che facevano il loro lavoro, e credo lo facessero con il cuore, chi ne parla?!?!?!?!? praticamente nessuno.......parlano di vacche e busoni che si ricattano a vicenda...ma andate a cagare........
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Quello che intendevo dire è che ognuno è libero di rischiare la sua pelle, ma non quella degli altri ed in ogni caso, non ha il diritto di mettere in gioco degli equilibri e risultati raggiunti.Cris ha scritto:Ma quindi se un giornalista che va a rischiare la vita viene considerato un bullo alla ricerca di fama e gloria, come faremmo noi ad essere informati di cio' che accade in questi e purtroppo non solo questi posti? Cioe' non e' che magari ste persone lo possano fare anche perche' credono profondamente in quello che fanno? ....a me sinceramente questo dubbio mi sfiora.....
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In Afganistan c'erano altri giornalisti, ma è stato preso solo quello che voleva intervistare un capo Talebano (se non era voglia di scoop questa...), in Iraq c'erano altri giornalisti, ma è stata presa solo quella che voleva andare e vedere "l'altra parte" (caso simile al precedente con l'aggravante politica del voler dare voce agli oppositori delle forze Internazionali...).
Poi per salvare questi prodi ricercatori della "verità" c'è chi deve ricominciare daccapo, perchè deve liberare gente già catturata magari a prezzo di vittime umane, oppure ci lascia le penne, mentre al giornalista "d'assalto vanno onori e gloria.
Sono sicuro che tutti sono mossi da buone intenzioni, ma dove c'è una guerra dovrebbero pensare anche che il loro comportamento potrebbe mettere a repentaglio la vita di chi deve poi andarli a salvare........Parere personale confutabilissimo................




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Liberato
Hanno liberato Mastrogiacomo e lo portano a casa con un Falcon che paghiamo noi italiani!
E' ORA CHE CHI VA ALL' ESTERO SI ARRANGI PER CONTO SUO NON CHE DOBBIAMO PAGARE DI TASCA NS PER GLI ERRORI DEI NS CONNAZIONALI ALL' ESTERO!
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una senatrice di Forza Italia ha proposto un provvedimento che imponga il risarcimento dei danni subiti dalla stato in seguito ad operazioni diplomatiche e non, atte alla liberazione degli ostaggi, a carico degli ostaggi stessi.
Lo stato continuerebbe a fare tutto il possibile per salvare gli italiani eventualmente presi in ostaggio, ma questi, una volta rientrati in Italia, dovrebbero risarcire le spese affrontate.
a me sembra una proposta molto pertinenente.
Lo stato continuerebbe a fare tutto il possibile per salvare gli italiani eventualmente presi in ostaggio, ma questi, una volta rientrati in Italia, dovrebbero risarcire le spese affrontate.
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Mai fidarsi di un qualcosa che sanguina per cinque giorni, ma non muore.
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D'accordissimo con Giuliano
aggiungo che gente che è la a scopo umanitario viene messa in difficoltà proprio dal nostro governo che li usa nelle trattative,vedi Emergency e la Croce rossa nel caso delle due Simone, che non centrano nulla con la guerra ma sono la per assistere chiunque abbia bisogno di loro talebani compresi,e scambiano molte volte il loro soccorso per scambi che altrimenti non si potrebbero fare(es.lasciar passare viveri e medicinali in mezzo alle maglie terroristiche)così facendo li mettiamo in pericolo schierandoli da una o l'altra parte.
Per quello che riguarda Mastrogiacomo sono anche io contento che sia vivo e a casa,ma quello che è accaduto questa volta e che sono stati liberati 5 terroristi e purtroppo d'ora in poi hanno creato un esempio che in seguito si ripeterà purtroppo.
Visto che il più dei giornalisti"Mastrogiacomo inviato di Repubblica" sono la per conto dei vari giornali non sarebbe più giusto che le varie testate giornalistiche pagassero gli eventuali riscatti?il suo è stato proprio un esempio da non prendere,si voleva fare lo scoop andando ad intervistare una dei capi dei talebani ma il pretesto è servito per il rapimento e lo scambio.
aggiungo che gente che è la a scopo umanitario viene messa in difficoltà proprio dal nostro governo che li usa nelle trattative,vedi Emergency e la Croce rossa nel caso delle due Simone, che non centrano nulla con la guerra ma sono la per assistere chiunque abbia bisogno di loro talebani compresi,e scambiano molte volte il loro soccorso per scambi che altrimenti non si potrebbero fare(es.lasciar passare viveri e medicinali in mezzo alle maglie terroristiche)così facendo li mettiamo in pericolo schierandoli da una o l'altra parte.
Per quello che riguarda Mastrogiacomo sono anche io contento che sia vivo e a casa,ma quello che è accaduto questa volta e che sono stati liberati 5 terroristi e purtroppo d'ora in poi hanno creato un esempio che in seguito si ripeterà purtroppo.
Visto che il più dei giornalisti"Mastrogiacomo inviato di Repubblica" sono la per conto dei vari giornali non sarebbe più giusto che le varie testate giornalistiche pagassero gli eventuali riscatti?il suo è stato proprio un esempio da non prendere,si voleva fare lo scoop andando ad intervistare una dei capi dei talebani ma il pretesto è servito per il rapimento e lo scambio.

Dalla non è solo un cantante.......ma anche un consiglio !!